
In una recente sentenza, il Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) ha confermato la squalifica di tre mesi per il numero 1 del mondo, Jannik Sinner, a seguito della sua positività al clostebol, una sostanza vietata. La sospensione, in vigore dal 9 febbraio al 4 maggio 2025, ha acceso un acceso dibattito nella comunità del tennis riguardo alla coerenza e all’equità delle sanzioni anti-doping.
La positività di Sinner è stata riscontrata nel marzo 2024, durante l’Indian Wells Masters. Il tennista ha attribuito la presenza del clostebol nel suo organismo a un trattamento terapeutico somministrato da un membro del suo team di supporto. Un tribunale indipendente lo aveva inizialmente assolto da qualsiasi colpa intenzionale, accettando la sua spiegazione e stabilendo che non avesse “Colpa o Negligenza” nella violazione delle norme anti-doping. Tuttavia, l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) ha presentato ricorso contro questa decisione, portando al recente verdetto del CAS che ha confermato la squalifica.
La decisione ha suscitato critiche da parte di figure di spicco del tennis. Novak Djokovic ha definito la sanzione “molto ingiusta”, suggerendo che rifletta favoritismi all’interno delle autorità tennistiche. Ha evidenziato le incongruenze nella gestione dei casi di doping, confrontando la squalifica di tre mesi di Sinner con la sospensione iniziale di quattro anni inflitta a Simona Halep per la positività al roxadustat, poi ridotta a nove mesi in appello. Djokovic ha chiesto una revisione completa del sistema anti-doping per garantire maggiore coerenza, trasparenza ed equità nelle decisioni.
Anche Alexander Zverev ha messo in discussione la presunta indulgenza della squalifica di Sinner, sottolineando che le sanzioni dovrebbero essere proporzionate all’infrazione. Ha affermato che, se non viene riscontrata colpa, non dovrebbe esserci alcuna sospensione; al contrario, se viene confermato il doping, la punizione dovrebbe essere più severa. Le sue dichiarazioni riflettono un sentimento diffuso tra i giocatori, che chiedono un processo anti-doping più equo e trasparente.
In risposta alle polemiche, un alto funzionario della WADA ha difeso la decisione, affermando che il caso di Sinner era “lontano anni luce dal doping”. L’ufficiale ha spiegato che la sostanza è entrata nel sistema di Sinner in modo accidentale, attraverso un membro del suo team di supporto, e che non vi era alcuna intenzione di migliorare le prestazioni. Questa prospettiva evidenzia la complessità dei casi di doping, in cui l’intenzionalità e il contesto giocano un ruolo cruciale.
Anche la tempistica della sospensione di Sinner è stata oggetto di discussione. I critici sostengono che il calendario della squalifica gli consenta comodamente di tornare in tempo per tornei importanti come gli Internazionali d’Italia. Tim Henman ha descritto questa tempistica come “troppo conveniente”, suggerendo che metta in discussione la credibilità del processo sanzionatorio. La WADA, tuttavia, ribadisce che l’attuazione delle sospensioni non è influenzata dal calendario sportivo e deve iniziare immediatamente dopo la sentenza.
Mentre Sinner sconta la sua sospensione, il dibattito più ampio sulle normative anti-doping nel tennis continua. Il caso ha evidenziato la necessità di un approccio standardizzato e trasparente nella gestione delle violazioni, garantendo che tutti gli atleti siano trattati in modo equo e coerente secondo le regole.
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